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Sotirios Pastakas di B.Theo Di Giovanni

Il dolore comincia quando scordiamola ferita/ Il foro d’uscita del proiettile non c’è/ Quello d’entrata è guarito e si è rimarginato/Il dolore resta chiuso dentro./

Non puoi localizzarlo/in organi, tessuti e cellule./Nulla lo testimonia.

Diffuso e inafferrabile, / assomiglia alla gioia/ Il dolore amore mio, si muta quando è

grande in gioia che travolge./Solo chi ha molto amato,/può nuovamente amare.

(da L’isola di Chios, 2002)

 

Ο πόνος αρχίζει όταν ξεχνάμε

την πληγή. Έξοδος του βλήματος

δεν υπάρχει. Η είσοδός του έχει

ιαθεί και κλείσει.

 

Ο πόνος είναι κατάκλειστος.

Δεν μπορείς να τον εντοπίσεις

σε όργανα, σε ιστούς και κύτταρα.

Τίποτα δεν τον μαρτυρεί.

 

Διάχυτος κι ασύλληπτος,

σαν τη χαρά φαντάζει. Ο πόνος,

αγάπη μου, γίνεται όταν είναι

μεγάλος, χαρά που συναρπάζει.

Μόνον όποιος αγάπησε πολύ,

μπορεί να αγαπήσει πάλι.

 

(από Νήσος Χίος, 2002) Dall’antologia Corpo a corpo, Multimedia Edizioni, collana “Poesie come Pane”, Salerno 2016.

 

 

Sotirios Pastakas, è uno psichiatra, che da sempre nutre un grande amore per la poesia, ma è un uomo che scrive poesie, oppure vive la poesia?

Egli non solo scrive dei meravigliosi versi, ma vive come dovrebbe vivere il vero poeta, ovvero scarno da ogni sovrastruttura materiale, che spesso, potrebbe divenire elemento di identificazione. Vivere il Bello è qualcosa che riguarda lo spirito e non la materia, Sotirios, è l’autentica incarnazione della semplicità, della limpidezza, ed i suoi versi esprimono l’uomo nella medianità tra spirito dionisiaco e spirito apollineo.

Durante un dialogo con Luca Nasuto, altra voce della cultura italiana,  ha dichiarato di aver donato tutti i suoi libri ad una biblioteca, di aver regalato tutte le cravatte che nel corso degli anni aveva acquistato durante i suoi lunghi soggiorni in Italia ,nel tempo si è spogliato del superfluo, perché sicuramente ha raggiunto quello stato di essere della libertà, si è quindi svincolato da ogni peso materico, lasciando solamente alla sua anima quella apertura ove si espande tutta la vita nel suo autentico fluire.

Il poeta, e poi il medico, ha conosciuto il dolore, ed ha compreso che la dolorosità subentra quando abbiamo cercato di cucire la ferita, che una volta cicatrizzata non è più la finestra che dà la possibilità alla forza propulsiva del dolore di esprimersi, amore e dolore vivono in un dinamismo dialettico, che si realizza nel momento in cui lasciamo parlare la ferita, lasciamo energia all’intrinseco grido di ogni goccia di emoglobina. Durante questo primo ventennio di secolo, abbiamo assistito, ed oggi più che mai, a violente suturazioni degli squarci psico-epidermici, perchè nessuno deve mostrare neanche la minima lacerazione, anzi, il “tutto va bene” è entrato a far parte dell’etica del XXI secolo, ma è per questa ragione, che la psiche, nella sua ampia significazione, si è indebolita dai traumi non sfogati, da ematomi riassorbiti solo in superficie.

Sotirios ci invita a lasciar scorrere il sangue, perché tutto possa essere ripulito, e depurato, gli ultimi versi del componimento, dichiarano apertamente, che è possibile amare ancora, ma non deve esistere alcun compromesso tra dolore e ferita, nessuno può e deve, qualora subentrasse  l’opportunità, zittire l’elemento fondamentale per ri-conscersi nella sua natura originaria, ovvero l’Amore.

L’ Italia, e soprattutto la Campania, attende trepidante, l’arrivo di  Sotirios, per due motivi fondamentali, primo, la bellezza ed il piacere di vedere un Uomo di grande sapienza, che veste il proprio sangue di saggezza cercando di trasmettere agli altri la purezza di essere se stessi, e poi ascoltare le sue opere, che scuotono il torpore dell’anima.

 

 

 B.Theo Di Giovanni

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