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Dell’amore ed altre fiabe di Guglielmo Pupo 

Si ritiene che nell’arco della nostra vita viviamo due soli amori.
Uno con cui ti sposerai, che ti respirerà accanto, con cui condividerai la banalità dei giorni,i tiepidi interessi, che sarà però importante perché diventerà il padre o la madre dei tuoi figli.
Sarà quella persona con cui otterrai il massimo rapporto tale da tollerare ogni cosa,compresa l’estraneità, il vuoto, l’assenza.
Quel senso di rassegnazione per ciò che resta di una vita ordinaria, abdicando a qualsiasi felicità futura e a cui si rimarrà accanto in maniera più o meno fedele.
Esiste, però, un secondo grande amore, che pare sia il primo, l’unico, quello vero.
L’amore per una persona interrotta che perderai continuamente, sempre.
Qualcuno con cui sei nato già connesso.
Uno spirito eterno con cui la storia vive ancor prima dell’incontro, il custode dei segreti, i misteri della tua mente.
Nell’umana retorica empatia, comunione d’intenti, correità psicofisica….fatalità.
Evento singolare però.
Eppure pare esista una forza impenetrabile,oscura ed incomprensibile che impedirà loro di raggiungere il lieto fine.
In perenne afflizione essi vagheranno erranti per le dolenti terre.
Una dolce malinconia senza volto che solo chi attraversa può conoscere.
Alcuni di quanti staranno qui leggendo avranno compreso di cosa sto parlando, e qualche traccia, un nome, sarà pur riemerso dagli abissi del ricordo.
Non esiste via di scampo.
Col tempo, però, quella memoria apparirà sempre più vaga.
Anche le costellazioni, alla fine, si dissolveranno.
La tragedia della vita è ciò che muore dentro ogni uomo, nella pietà dell’oblio, suo malgrado, col passar degli anni.
Il salvifico ausilio della corrosive immagini dell’esistenza recherà loro la fine del turbamento, poi, finalmente, la pace, e, ogni cosa, diventerà silenzio.
Tuttavia non trascorreranno una sola notte,una sola alba senza pentimento e senza sentire il bisogno di quel solo bacio, uno sguardo,una carezza,un sogno,quell’ossessione fantastica.
E nelle loro visioni risiederanno ancora le folli promesse,le inutili preghiere.
Immagineranno i reciproci sussurri,ancora una volta nel buio complice della coscienza.
Supplicheranno ogni notte quel vago anelito, l’ultimo, ancora sottratto….ancora nascosto.
Annegheranno così l’anima tra le nere acque di quel futuro negato.
Rammentate il filo rosso del destino?
È una leggenda orientale che narra di un soffio invisibile che collega coloro che sono destinati a ritrovarsi,indipendentemente dal tempo e dal luogo.
Un filo rosso, appunto, che può essere allungato, tirato, intricato ma che non si spezzerà mai.
Niente cambia,tutto resta uguale, il vecchio e paziente arcolaio avvolgere, giro dopo giro, una sorte tessuta insieme al domani,
un filo rosso come il sangue che intreccera’tutte le azioni.
Quei fili sono nodi che non potranno esser sciolti, nè tirati…non si spezzeranno mai.
Perdurare a tutti i costi nella vita, può voler dire anche sfuggire a scelte insensate, inspiegabili.
Così umane miserie e anonimi destini verranno appesi ad un cappio sperando non ritornino più.
Alla fine quello che è stato si perderà di continuo,a poco a poco.
Cio’che verrà non sarà mai quello che aspetteranno.
Non durerà la perpetuità,ogni cosa muterà, si adatterà.
Resterà solo l’amore, che ritornerà sotto altre spoglie.
Magari in quel lieve tremolio tra le foglie, in quella minuscola goccia d’acqua, in quei piccoli solchi tracciati dal vento nelle valli, nella delicatezza di un’ombra che corre sull’acqua ricordando le onde.
GUGLIELMO PUPO 

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