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Il Segreto della Commedia di B. Theo Di Giovanni

(Percorso esoterico di Dante Alighieri)
In collaborazione con le docenti:
Pasqualina Ambrosio, Maria Neve Maiorino,
Rosa Boccia, Adele Boccia ed il dipartimento umanistico della
Scuola Media G.AMMENDOLA-DE AMICIS.
Un particolare ringraziamento
alla Dirigente Scolastica, prof.ssa Amalia Mascolo
Al prof. Gaetano Cutolo, ed al prof. Attilio Faiola,
al Comune di San Giuseppe Vesuviano,
Al sindaco dott. Vincenzo Catapano,
All’assessore Annunziata Silvia,
Al Senatore Francesco Urraro per la costante presenza.
Un grazie affettuso a Tommaso Gargiulo (O.S.A.)

 

 

Captatio Benevolentiae

 

In questa sede chi ha scritto ha sintetizzato perchè è impossibile in poche righe enucleare la questione Dante, pertanto si è deciso di donare chiavi di lettura che possano suscitare la curiosità del lettore.

Sappiamo che nasce sotto il magnifico segno dei Gemelli, che astrologicamente corrisponde alle capacità di Hermes, quindi portatore di messaggi arcani, e quale migliore rappresentazione esoterica dei 14.223 endecasillabi della Divina Commedia?

Nel corso di questi settecento anni si è parlato, si parla, e si parlerà di Dante Alighieri che ha racchiuso la sapienza velata nei versi della grande opera.

Studiosi, pensatori, letterati, linguisti, hanno cercato di ricavare la significazione di ogni terzina, ma se manca la radice del suo cammino, verso la  quale molti storcono il naso e la bocca, non possiamo trattare col Vate.

Guenon è stato uno dei massimi studiosi delle opere dantesche, dando  la esatta chiave di lettura , ovvero quella che detengono solo gli iniziati di una congregazione che ha accesso ai testi della  conoscenza. L’eccesso degli accademismi costruiti intorno alla Sua poetica hanno di gran lunga deviato il vero messaggio originale; si potrebbe affermare con sicurezza che l’espressione poetica stilnovista sia l’epifania dell’esoterismo letterario.

E’ lecito chiedersi cosa c’entra lo stilnovismo? Cavalcanti, Guinizzelli, Lapo Gianni, Cino da Pistoia erano anch’essi degli iniziati, ed  è stato proprio uno di questi che ha introdotto Dante alla comprensione della antica sapienza.

Guido Cavalcanti fa in modo che l’amico Durante entri a far parte di un gruppo segreto, di cui il poeta rimarrà affascinato dalle letture che cambieranno radicalmente il proprio pensiero. I Fedeli d’amore, cui   Dante era adepto, ovvero i Catari,  sono coloro che hanno ricavato grande sapienza dalla ricerca; la loro dottrina è l’Amore come veicolo per la riunificazione dell’assoluto, infatti ritroviamo echi della filosofia neoplatonica, soprattutto di Plotino, e non mancano riferimenti ad Avicenna ed Averroé; infine bisogna ricordare che il pitagorismo è la base della grande opera.

I Catari hanno una visione radicalmente diversa dal cattolicesimo, anzitutto il rifiuto dei sacramenti, eccetto Il Consolamentum, ovvero una sorta di battesimo non praticato con l’acqua, ma solo in forma spirituale, che avveniva attraverso l’imposizione delle mani. Perchè Consolamentum? In greco lo spirito è definito Paraclìto, cioè consolatore.

Il Consolamentum veniva praticato solo agli adulti, e non toglieva il cosiddetto peccato originale, tra l’altro inesistente;  era un rito che veniva concesso solo a chi aveva intrapreso un cammino spirituale. I Catari chiamavano Buon Cristiano colui che avevano ricevuto il Consolamentum; era quindi  l’apice di un percorso

che determinati iniziati potevano ricevere. La fase ante-consolamentum avveniva attraverso un percorso: chi riusciva ad oltrepassarla poteva recitare il Padre Nostro in volgare, cosa allora impossibile, perchè i cattolici lo ripetevano in latino. Anche le donne potevano aderire al catarismo, ricevere il consolamentum, e impartirlo.

Il Consolamentum permette il ricongiungimento con una parte dell’anima che si trova nell’altra dimensione, una parte è imprigionata nel corpo carnale, e l’altra è  nel luogo dello spirito, quindi l’anima una volta completata acquisisce la conoscenza. La donna amata da Dante  è l’intelligenza attiva, che  attira nella sua aura e  fa tornare all’uno o quanto meno mostra la strada.

Nel momento in cui Dante scrive la Divina Commedia, inizia la preparazione ad un nuovo momento della sua vita, cioè il raggiungimento dell’illuminazione. Non mancano i riferimenti alla Alchimia,  “la selva oscura” il Nigredo è appunto la prima fase della trasformazione. Si inizia dalla prima materia, che contiene potenzialmente sia lo spirito della vita che la sostanza veicolante, zolfo e mercurio, sole e luna. Per mettere nell’atanor la prima sostanza bisogna fare un percorso interiore; bisogna scendere nella intimità di sè stessi, ecco lo Stato Depressivo, quale potenza trasformatrice della visione della vita, Dante inizia a sprofondare (selva oscura), vorrebbe tornare indietro (paura delle tre fiere), ma il Richiamo lo avvia al percorso.

C’è una forza superiore alla quale Dante, se pur impaurito, non vuole sottrarsi, ecco l’eco del misticismo Sufi. Un letterato come il caro Poeta entra in contatto anche con la parte mistica dell’Islam, ed i riferimenti sono leggibili nell’Opera. I Sufi riconoscono la loro parte di libertà solo attraverso la sottomissione alla volontà di Dio, che richiede la discesa nel proprio Ade.

 V.I.T.R.I.O.L. Visita Interiora Terrae Rectificando Invenies Occultum Lapidem,(visita l’interno della terra, operando con rettitudine troverai la pietra noscosta),  questo epitome riassume il percorso, che  ha come fine il matrimonio alchemico; rettificando troveremo l’anima pulita, linguaggio tipico della muratoria che a molti terrorizza, ma Dante era appunto un iniziato, che via via salirà fino ai massimi gradi della scala simbolica.

Il Solve  et  Coagula è il processo a cui si è esposto Dante, la dissoluzione del vecchio io e la ricomposizione della sua vera natura.  Dante cerca sè stesso, egli è un uomo in mezzo ad anime, egli porta agli inferi sè stesso col proprio corpo, ogni svenimento è un passaggio di grado, una parte del Nigredo (la prima parte della trasformazione alchemica) si è purificata, un altro passaggio psichico si è purificato. Nella psicologia analitica di matrice junghiana, la Nigredo è la zona ombra, i contenuti che l’inconscio ha rimosso sono quegli aspetti che ognuno respinge a causa della educazione, delle influenze ambientali, ma l’alchimista li affronta, altrimenti non può passare all’ Albedo e poi al Rubedo. L’albedo è la parte luce che riflette sull’ombra, mentre la rubedo è il culmine, i metalli vili si trasformano in oro, L’io diviene Sè.

Dante è in possesso di nozioni che ancora oggi si fa fatica a vedere, ad accogliere; non è solo il letterato che affascina,  ma egli stesso è il modo con cui  la poesia si rivela alla natura umana-divina, nonostante i secoli trascorsi e la possibilità di accedere alla dispiegazione dei simboli ed al  valore che ne costituiscono l’essenza c’è ancora troppa cecità di intelletti e quindi l’intento divulgativo rimane circoscritto, e giustamente difeso, entro le mura di certi ambiti.

Fonti:

 

Renè Guenon : L’esoterismo di Dante.

 

Luigi Valli:      Lo schema segreto del poema sacro.

 

Riccardo Starnotti: Amici di Dante in Casentino visibile su youtube.

 

Emilio Ferrara :  Domus Sapientiae.

 

B. THEO DI GIOVANNI

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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