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Odino Faccia, una voce per la pace nel mondo di Mimma Leone

In un tempo dominato dalla paura, nella quale rientra ormai tutto lo spettro di inquietudini relative alla pandemia da COVID-19, diventa forse ancora più difficile parlare di pace e farlo senza retorica, soprattutto se per pace intendiamo un’ampia prospettiva di scenari auspicabili ma poco possibili. Per fortuna, come a volte accade, esistono nel panorama contemporaneo esseri umani che concepiscono la propria vita come missione, facendosi esempi ambulanti di volontà e buone pratiche, generatori di energie positive e divulgatori mai passivi di un’idea che altrimenti rischia di non avere forma né densità. Lo sa bene Odino Faccia, già protagonista della musica latina d’autore e soprattutto candidato al Premio Nobel per la Pace da ben 8 premi Nobel più una ventina di organizzazioni internazionali, tra le quali Onu, Unicef e Medici senza Frontiere.

 

Di origini italiane (padre aquilano e madre calabrese) Odino è presidente della fondazione Red Voz por la Paz, che si occupa di campagne di pace mondiali che abbracciano trasversalmente territori e realtà culturali. Scrivendo, fra l’altro, brani musicali con parole di Papi e Premi Nobel Odino ha tenuto molti concerti in Panama, Messico, Brasile e Stati Uniti. Nominato dal Vaticano Voce Ecumenica per la Pace, nel 2014 canta alla Canonizzazione di Giovanni Paolo II, e nel 2015 durante la messa della Domenica delle Palme, in piazza San Pietro.

Solo lo scorso febbraio è stato in Puglia, insieme alla Rappresentanza italiana di Red Voz por la Paz, con la sua titolare Antonella Serripierro, per una serie di iniziative, convegni e incontri con gli studenti nelle università e nei licei, fra Bari, Bisceglie e Lecce. Nella stessa occasione ha avuto modo di incontrare Papa Francesco, in visita per la Conferenza episcopale italiana ‘Mediterraneo, frontiera di pace’.

Proprio da una proposta rivoltagli dello stesso Papa Bergoglio, sta per nascere un nuovo straordinario progetto di risonanza mondiale.

 

Ho avuto modo di rivolgere qualche domanda a Odino Faccia proprio negli scorsi giorni; oltre a rispondere con molta gentilezza, mi ha fatto pervenire, per l’occasione, anche un videomessaggio per Rivista EA.

 

Odino, quando hai scoperto la potenza della musica per veicolare messaggi di pace?

“Da sempre. Fin da subito ho capito che la musica è uno strumento meraviglioso per poter diffondere questi messaggi, perché può arrivare in pochi istanti a raggiungere una grande quantità di gente; questo spinge noi artisti ad essere responsabili, per analizzare bene quello che diciamo nelle nostre canzoni, per poi essere sicuri di portare qualcosa di sano al cuore delle persone”.

 

Quali pensi possano essere state le motivazioni che hanno spinto verso la tua candidatura al Nobel?
“Sicuramente il lavoro costante, che mi ha portato a stare vicino alla gente attraverso la musica, ma anche l’ inclusione sociale e la condivisione di diverse problematiche tra cui la violenza familiare e l’uso delle droghe. Soprattutto per quanto riguarda i giovani, è più facile parlare di questi argomenti trasformandoli in musica. Credo che nella scelta della mia candidatura abbia influito molto questo impegno continuo”.

 

Hai avuto la grande opportunità di incontrare Papa Francesco, così come Benedetto XVI. Quali emozioni puoi raccontarci a proposito?

“Un’emozione unica. Di Papa Francesco mi ha colpito la grande umiltà e la sua semplicità. E traspare subito la sua sensibilità nei confronti del prossimo, senza dimenticare la sua grande attenzione verso la sofferenza altrui”.

Sta per uscire il brano “Perché tutti siano uno”, che ha una genesi speciale. Puoi parlarcene?
“Questo brano ha la particolarità di avere il testo di Papa Francesco, nel senso che le parole appartengono alla sua voce diretta, che si rivolgono a tutto il mondo e a tutte le religioni, anche perché in un momento storico come quello che stiamo vivendo dovremmo avere ancora più chiaro il concetto secondo cui tutti siamo uno”.

Quali sono i prossimi progetti della fondazione ‘Red Voz por la Paz’, di cui sei presidente?     “Vogliamo continuare ad andare avanti con questo progetto di Città di pace, tenere incontri e conferenze con i giovani e i bambini di tutto il mondo, approfondendo la campagna sul valore della comunità, per continuare poi con i concerti a favore della pace, che prevede proprio brani con le parole dei premi Nobel della pace, di Papa Francesco, di San.Giovanni Páolo II…
Con queste manifestazioni aiutiamo le famiglie e i giovani ad incontrarsi nel nome del dialogo e del confronto, cercando di comprendere che l’ unica strada per poter arrivare ad un equilibrio globale è proprio l’incontro dei cuori”.

Il Mediterraneo, nello specifico, può essere ancora crocevia di incontri e relazioni fra culture?

“Senza dubbio, lo dico da sempre, fondere varie culture genera la vera cultura, solo così avremo tutti le medesime possibilità di potervi accedere, senza perdere la nostra identità ma riconoscendoci nelle uguaglianze e nei diritti fondamentali”.

 

Quale pensi debba essere il ruolo della Chiesa cattolica in un itinerario di pace?

“Come quella di tutti, essere presente e ascoltare gli altri. Dobbiamo tutti sentirci volontari, anche le Istituzioni, solo in questo modo possiamo donare agli altri la versione migliore di noi stessi, quella che non pretende nulla in cambio”.

Credere nella pace, oggi più che mai, non basta. Cosa potrebbe o dovrebbe fare un comune cittadino?
“La pace diventa tale solo se concepita come pura azione. Ci si deve credere fortemente per il bene di tutti, occorre portarla dentro di sé ovunque si vada, e allora può avvenire il vero cambiamento, quello concreto”.

C’è una canzone che consideri il tuo manifesto per la pace, e perché?

“Si, ‘Busca la Paz’, che ha le parole di San Giovanni Paolo II, e rappresenta un grande manifesto di valori per tutto il mondo, veicolando un messaggio chiarissimo che invita alla pace come unica condizione di felicità”.

 

Come stai affrontando questo difficile periodo di pandemia da COVID-19?

“Con molta pazienza, ascoltando molto le persone che di solito ascoltano la mia musica, immedesimandomi nelle situazioni di angoscia o dolore che provoca questa pandemia, il dramma di perdere la liberta essendo liberi. Ma ho aderito alla campagna #iorestoacasa, proprio perché sono convinto che ce la faremo e, quando potremmo ripartire, forse capiremo davvero che siamo noi il cambiamento”.

 

MIMMA LEONE

 

 

 

 

 

 

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